Le Tecniche Pittoriche

Pittura a olio

È la tecnica pittorica più diffusa nel mondo e viene impiegata fin dall’antichità. Si basa essenzialmente sulla proprietà dell’olio di potersi mescolare con i colori ridotti in finissima polvere e di essiccare nell’aria insieme ad essi. L’olio più adatto per la macinazione e l’impasto con i pigmenti è l’olio di lino vergine che, dopo i necessari trattamenti deve assumere un’assoluta limpidezza e un colore giallastro paglierino con elevata trasparenza.

Acquerello

L’acquerello si avvale di colori finemente macinati solubili in acqua, precedentemente elaborati con glicerina e gomma arabica. La caratteristica di questa tecnica è data dal fatto che, apportando strati di colore più diluito, si ottengono acquose e leggere velature che danno il senso di ottima trasparenza. Il massimo della luminosità è rappresentato dal fondo del foglio e la stesura del pigmento colorato corrisponde ad un continuo scalare verso gradazioni sempre più scure ed intense.

L’acquaforte, la tecnica e le sue fasi

L’acquaforte, la tecnica e le sue fasi.“Acquaforte” era il termine usato nel XV secolo per definire l’”acido nitrico”. Tra i primi a servirsi di questa sostanza per incidere fu Albrecht  Dürer. Operò su sei lastre di ferro, tra cui il famoso “cannone” (1518). Da allora “acquaforte” è fonema comune per indicare sia la sostanza, sia la stampa eseguita da lastra incisa, sia la tecnica. Generalmente il  “foglio d’arte all’acquaforte” si realizza su matrici di rame o zinco, ma si può ottenere anche incidendo lastre di ferro, ottone ecc.La matrice metallica viene sgrassata con il “bianco di Spagna”.Sulla lastra si stende un velo di vernice protettiva antiacido, solitamente composta da cera vergine e bitume.Quando la lastra è coperta dalla vernice, questa viene affumicata, in modo che si possa in seguito distinguere più chiaramente il segno che verrà eseguito sulla matrice.Con una affilatissima punta di acciaio si traccia, con linee e segni, il soggetto da stampare scalfendo la vernice e lasciando trasparire il metallo.

Ultimata l’opera di scalfittura, la lastra viene immersa in una soluzione di acido nitrico ed acqua. La sostanza entra nei segni tracciati dalla punta di acciaio e morde il metallo. Gli effetti chiaroscurali che si vogliono ottenere dipendono dall’”intensità di morsura”, cioè dal tempo di immersione e dal grado di concentrazione dell’acido: più tempo la lastra rimane nell’acquaforte più i solchi si fanno profondi e sul foglio i segni appariranno più scuri.

Tolta la lastra dall’acquaforte, viene lavata sotto acqua corrente. Con benzina e petrolio si rimuove la vernice, patina protettrice nella fase di morsura.Siamo all’”inchiostratura”. Negli incavi incisi della matrice viene pressato con un tampone l’inchiostro calcografico. In ordine successivo si asportano: la parte eccedente del composto rimasto in superficie con garze dette “tarlatane” e con il palmo della mano, quindi le tracce di inchiostro lasciate ai bordi della lastra con magnesio in polvere.La lastra è pronta per la stampa. Collocata sul piano scorrevole del torchio, la matrice inchiostrata viene ricoperta da un foglio di carta precedentemente inumidito. Si riveste il tutto con uno spesso panno di feltro, si aziona manualmente il torchio e si fa scorrere il piano attraverso la pressione di due rulli cilindrici di acciaio. Il foglio, compresso tra la lastra e il feltro, riceve l’impronta dei segni scolpiti pescando l’inchiostro rimasto negli incavi. Si ottiene così la “prova di stampa”: il primo, vero “foglio d’arte”. Si procede quindi alla tiratura del numero degli esemplari previsto, alla asciugatura, alla numerazione e alla firma di ogni  “foglio”.